"Ad ogni costo", il docufilm con le storie dei migranti al Nuovo Aquilone

Sabato 15 gennaio alle ore 17.30 ad ingresso gratuito sarà proiettato al cineteatro Nuovo Aquilone il docufilm “Ad ogni costo”, che ha come set il rifugio notturno di Lecco. Il regista Jurij Razza ha raccontato le storie di dieci persone provenienti da tutto il mondo – da ogni angolo dell’Africa ma anche dall’America Latina, dall’Asia e dall’Europa stessa – che sono transitate dal rifugio notturno della Caritas di Lecco, costrette, per i motivi più vari, a migrare.

Ad ogni costo copertina

Raccontare le migrazioni “Ad ogni costo”


Le motivazioni che hanno portato alla fuga, spesso accompagnata dalla violenza di guerre che si combattono nella totale nostra indifferenza, o dai cambiamenti climatici; il viaggio; l’arrivo in Italia e un oggetto, un ricordo che riporti agli affetti di ‘casa’ e ai rispettivi Paese di origine le 10 persone che sono testimoni con le loro storie di migrazioni, donne e uomini «scelti con l’aiuto dei referenti territoriali di Caritas, Martina Locatelli e Angela Missaglia, che del rifugio notturno è coordinatrice», spiega Razza.
Il rifugio notturno intercetta vite, che come scriveva il sociologo Zygmunt Bauman la società considera di ‘scarto’, ma senza conoscerle. È significativo che il set del documentario ma anche il punto di ripartenza di queste vite sia il luogo da cui vengono raccontate le migrazioni che ognuna di queste persone ha vissuto.

I sogni nel cassetto


Le storie sono intime e dolorose ma anche piene di speranza e di fiducia nel futuro. Sono vicende che raccontano con umanità, l’umanità: «Infatti “Ad ogni costo” documenta in 38 minuti donne e uomini che hanno deciso di lasciare la loro terra in cerca di un futuro migliore per se stessi, per le proprie famiglie e per i propri figli. Le persone arrivano da Marocco, Mauritania, Nigeria, Costa d’Avorio, Eritrea, Gambia, Kosovo, Pakistan, El Salvador e Ecuador che oggi soffrono crisi locali, corruzione, mancanza di accesso alle risorse primarie e violazione dei diritti umani», analizza Razza. 

Jurij Razza Ad ogni costo
Jurij Razza, regista di Ad ogni costo

Migrare salva la vita

Carlos invece ha 13 anni quando inizia ad andare alle manifestazioni contro il regime militare che teneva in pugno El Salvador, il suo paese. «Dopo aver visto i danni che ha fatto la guerra civile ho pensato che fosse sbagliato mettere in galera chi non voleva fare il militare. Secondo me sarebbe dovuto essere proprio il contrario». Per questo inizia a scrivere e diventa giornalista. E come tale si trova a dover descrivere l’orrore delle persecuzioni, anche dopo le libere elezioni: «Ho subito tre attentati per quello che raccontavo. Nell’ultimo mi hanno sparato e sono rimasto gravemente ferito». Così nel 1997 lascia suo Paese, e chiede asilo politico in Italia a Roma, asilo che gli viene concesso.

Nel 2002 un terremoto scuote drammaticamente El Salvador e distrugge l’intero quartiere dove vive sua madre. Carlos torna dopo 5 cinque anni di esilio e capisce che dopo la guerra e dopo il terremoto El Salvador è sempre in mano a gruppi criminali. «Ho iniziato a creare progetti con alcune ong per salvare il futuro dei bambini dalle bande».

Per la seconda volta Carlos diventa una persona scomoda, e come un film già visto, torna a ricevere minacce e intimidazioni. «Per sei mesi non ho lavorato e quasi non potevo uscire di casa. È allora che mia moglie e i miei quattro figli hanno detto “non vogliamo un padre morto”». Carlos guarda fuori dalla finestra della stanza, sembra stia richiamando alla mente quei giorni lontani. Ma non è così: «Ricordo ogni istante di quella notte, parlo con i miei bambini. Un anno e mezzo, sette, dieci, tredici anni. “Papà deve andare”. Era la prima volta che ci separavamo. Lasciare il proprio Paese è una scelta difficile, che spezza il cuore e lasciare la famiglia lo è ancor di più».

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