Andreoli a Lecco: il mistero della paternità

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Una serata intensa ed emozionante quella di lunedì 12 febbraio, in Sala Don Ticozzi, nell’ambito degli appuntamenti promossi dall’Associazione culturale e dalla Comunità pastorale Madonna del Rosario, in collaborazione con il Comune di Lecco e con la co-partecipazione della Provincia di Lecco, legati all’evento “Il Mistero del Padre. Il segno di Michelangelo”. Di fronte a una platea di oltre 250 persone, lo psichiatra e scrittore Vittorino Andreoli ha condotto una riflessione di straordinaria profondità e umanità sul tema della figura del padre e del rapporto padre-figlio, “Un tema difficile e affascinante – ha detto il relatore – che ci fa entrare in una dimensione dell’uomo che chiamiamo sacro. Il sacro non si esprime attraverso il linguaggio verbale ma attraverso l’esperienza”.

E proprio sul valore dell’esperienza e di una relazione viva ha insistito Andreoli: “I genitori sono quelli che generano. Ma padre e madre si diventa: essere padre vuol dire diventarlo. È una crescita, non uno status biologico. Vivere quella funzione porta progressivamente ad essere padre e madre. E, per essere padre, occorre vivere con il figlio. Ci deve essere partecipazione, una relazione. Non si lega a un sapere teorico ma ad una vita. È un impegno umano”.
E ha continuato: “Diventi padre mentre lo fai. Non possiamo parlare di padre quando un padre non c’è. Un padre assente non esiste perché un padre ha bisogno di un figlio per esserlo”.

Ciò che caratterizza la paternità per Andreoli “è un comportamento guidato dall’amore, dalla donazione”. E proprio sotto la lente dell’amore lo psichiatra ha riletto anche la paradossale vicenda di Abramo e Isacco: “Per Abramo Isacco rappresenta un prolungamento di se, vuol dire proiettare se stesso nel figlio. Eppure, a un certo punto, Abramo si rende disponibile a perdere il figlio tanto desiderato e voluto e a farlo ritornare a Dio. Una scelta drammatica che Abramo può accettare solo all’interno del suo personale rapporto con Dio, che è padre”.

Il silenzio – di Abramo e di Isacco – è il contesto che accompagna la salita al monte per il sacrificio: un viaggio, ha detto Andreoli, in cui “l’amore tra padre e figlio acquista un livello più alto, dove c’è spazio per il dolore condiviso: quello tra Abramo e Isacco diventa in amore talmente grande, al punto che nemmeno la separazione può dividerli”. Ma Dio non ha bisogno di sacrifici: e attraverso l’angelo blocca la mano di Abramo. “Non è una storia senza senso ma senza razionalità. È mistero”.

Lo psichiatra ha quindi concluso: “Amate i vostri figli. Ditegli che avete bisogno di loro. L’amore è quando due fragilità si uniscono per darsi forza reciproca. La prima caratteristica della paternità è la consapevolezza di essere un padre fragile. Il figlio ha il compito di aiutare suo padre. Non c’è spazio per i padri che hanno il potere. L’amore non condanna mai. Anche Dio non condanna i propri figli”.

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