«Ci tenevo davvero a presentare Un condannato a morte è fuggito per l’anteprima del Lecco Film Fest perché è un film che va all’essenza delle cose».
Ha esordito così Giacomo Poretti dal palco di un Cinema Nuovo Aquilone tutto esaurito per la proiezione del film di Robert Bresson per l’anteprima del Lecco Film Fest. Insieme a lui mons. Davide Milani, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo.
«È un film che racconta la fatica della conquista della libertà, che non si può conquistare da soli. – aggiunge – Non è una fuga in solitaria, ma la realizzazione di un sogno collettivo. In questo Bresson fa cogliere lo spazio, la distanza. Costruisce uno spazio fra le scene che fa sì che lo spettatore metta le sue esperienze. Anche la rappresentazione della violenza avviene con uno stile che punta sull’allusione anziché la scena reale, per evitare il rischio che l’esibizione della violenza generi fascino. L’essenzialità del film sta proprio nella rinascita della consapevolezza: fa vedere quanto è laborioso e faticoso conquistare la libertà, un lavoro pericoloso faticoso e ingegnoso, in un film che ti offre un panorama, una prospettiva incredibile».
«Lo sforzo del regista è rivolto all’essenza dei sentimenti e dell’anelito di libertà. – conclude mons. Davide Milani – Bresson vi fa vedere la differenza fra il cinema, per lui una serie di artifici messi in atto per fare ciò che si aspetta lo spettatore, e il cinematografo che è l’insieme dei dispositivi che metti in atto per lasciare lo spettatore libero di stupirsi, uno spazio in cui lo spettatore mette le proprie esperienze, la propria storia».