Il Premio Speciale Film Impresa a Esmeralda Calabria: “Racconto le lavoratrici senza pregiudizi ideologici”

Mario Sesti Caterina TaricanoEsmeralda Calabria Beatrice Beleggia e Marco Campanari ph. Stefano Micozzi 1

Si è tenuta questa mattina al Cinema Nuovo Aquilone di Lecco la cerimonia di consegna del Premio Speciale Film Impresa del Lecco Film Fest, organizzata in collaborazione con il Premio Film Impresa del direttore artistico Mario Sesti.

A ricevere il riconoscimento è stata Esmeralda Calabria, montatrice – David di Donatello nel 2021 per Favolacce – e di recente anche regista del documentario Ceramics of Italy. Un viaggio nella sostenibilità – Miglior Film d’Impresa- Area Documentaria e Premio Speciale Ente dello Spettacolo Rivista del Cinematografo al Premio Film Impresa 2024 – che è stato proiettato nel corso della mattinata.

La regista si è detta “grata di ritirare questo premio dedicato a un documentario che mi è stato richiesto da Confindustria Ceramica. All’inizio ero un po’ preoccupata: non sapevo cosa si sarebbero aspettati. Abbiamo scelto, poi, di raccontare il mondo della aziende di ceramica dal punto di vista delle donne. Senza parlare di femminismo, senza rischiare di sembrare troppo ideologici, ma facendo liberamente esprimere le lavoratrici impiegate nel settore, benché numericamente siano di meno rispetto agli uomini”.

“Nel mondo dei sanitari non ci sono donne, – ha spiegato Calabria – è un lavoro fisico, molto pesante nonostante l’aiuto recente delle tecnologie. Ho cercato di far capire che l’intento non era tanto raccontare il prodotto o la generazione di un profitto, ma comunicare realmente con le persone. Ho cercato di far incontrare le imprese con il mondo del cinema, con chi vede delle cose che altri non vedono”.

Mario Sesti, direttore artistico del Premio Film Impresa, ha ricordato come in passato il “documentario industriale abbia rappresentato una straordinaria palestra per grandi registi, mentre oggi è cambiato il bisogno delle imprese rispetto al linguaggio audiovisivo. Prevalgono prodotti di natura spuria: piccoli documentari per imprese che attraverso questi prodotti cercano di conoscere meglio sé stesse”.

Inoltre, il critico cinematografico ha voluto ringraziare “don Davide Milani per la sintonizzazione tra il Premio Film Impresa e i temi del Lecco Film Fest. Su tutti la libertà che ci riguarda tutti da vicino. Nella televisione degli anni Sessanta c’era grande libertà di indagare, di cercare la verità. Oggi questo strumento è molto meno libero” ha concluso Sesti.

Per questo “Esmeralda Calabria è un esempio di libertà, – spiega Sesti – quello del montatore è uno dei ruoli fondamentali della vocazione femminile del cinema: ha una funzione terapeutica, arriva nel momento in cui il regista deve decidere che film ha fatto. Calabria ha fatto un film assai interessante su cosa vuol dire fare ceramica oggi in Italia, sviluppando un’idea di come le imprese diano l’opportunità di fare un lavoro che crei libertà, al di là della finalità del profitto”.

Il mondo delle aziende era rappresentato da Marco Campanari, presidente di Confindustria Lecco e
Sondrio che ci ha tenuto a ricordare che “È cambiato il mondo delle imprese. Oggi la questione non è più quella veicolata dal primo documentario – ha argomentato facendo riferimento al documentario di Caterina Taricano, che ha aperto la mattinata tratteggiando il tema dell’occupazione femminile negli scorsi decenni – ovvero di “normalizzare” il concetto che le donne non debbano solo occuparsi di lavoro domestico. al contrario, oggi la sfida è convincere le generazioni femminili ad avvicinarsi al mondo delle imprese, lavorare nell’impresa e soprattutto trovando soddisfazione nello studio delle discipline tecniche. Le aziende non hanno più nulla a che vedere con il passato e neppure col modello d’impresa di vent’anni fa. Si sono trasformate in modo epocale. Venendo al tema delle “libertà”,  una delle ragioni che complica oggi il concetto di libertà di impresa e di intrapresa è dato dalla selva di leggi e di norme, spesso superate o contrastanti fra loro. Oggi in Italia esistono purtroppo circa 160 mila leggi e norme, 71 mila nazionali e le altre regionali e locali. Dieci volte la somma totale delle norme esistenti in Francia (7.000), in Germania (5.500), e nel Regno Unito (3.000). Molte leggi, mal scritte e in contrasto l’una con l’altra, costano al Paese 103 miliardi di euro all’anno. Anziché stimolare la creatività della nostra popolazione per nuove opportunità di lavoro, si frena lo spirito di intrapresa e contemporaneamente si appesantisce il bilancio dello Stato”.

L’incontro è stato moderato dalla critica cinematografica e regista Caterina Taricano di cui è stato
proiettano il documentario C’era ancora domani. Un lavoro che, ripescando a fondo dal repertorio Rai
Teche degli anni Sessanta, esplora il tema dell’emancipazione femminile in Italia nel dopoguerra
avvenuta attraverso il lavoro in fabbrica.

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